In Sardegna l’8 marzo

In Sardegna siamo sempre oltre, si sa, e l’8 marzo non succede niente, ma proprio niente niente; potrebbe essere il 9 marzo o il 7 o il 23, del resto che importanza ha, lo sappiamo tutte che è solo un giorno. Se non ci si organizza mai poi figuriamoci se proprio l’otto marzo si inventa qualcosa: una manifestazione, un sit in, una protesta, uno sciopero, un corteo improvvisato. No, macchè, siamo ben oltre queste cose, siamo superiori a queste sciocchezze.

Del resto lo sanno tutti che in Sardegna c’è il matriarcato, quello con le donne chiuse in casa che facevano il pane carasau, avete presente, quelle che gestivano tutto e infatti si accollavano un sacco di roba, incluse botte e stupri dei mariti perchè la donna era l’onore della famiglia, ma se dicono che c’è il matriarcato alla fine da qualche parte dovrà pure esserci, anche se dove di preciso non si sa.

E siccome c’è il matriarcato mica possiamo accollarci pure la lotta femminista, no, quando mai, non ce n’è bisogno. Infatti mia madre mi racconta sempre di quanto erano femministe anche nel passato tutte le”matriarche” e l’utero è mio e me lo gestisco io solo se avesse provato a immaginarlo, non dico a pronunciarlo, le avrebbero tagliato la testa.

Qua in Sardegna poi i consultori e gli ospedali funzionano tutti benissimo, la legge 194 è tipo la bibbia e gli obiettori di coscienza non sappiamo manco che sono. Che culo, siamo proprio speciali in tutto e per tutto. Questi aborti illegali di cui sentiamo tanto parlare e che riguardano soprattutto ragazze minorenni, donne povere e migranti non esistono. Anzi a dire il vero in Sardegna non esistono neanche le migranti, figuriamoci le donne povere e le minorenni.

E poi questa parola, “femminista”: a che serve, me lo dicono sempre alcune compagne di qua, meglio “femminile” perchè femminista non ci piace quella cosa che le femmine devono stare separate dai maschi ah no quello è separatismo eh forse ti sei confusa però comunque i percorsi vanno fatti insieme sennò pare brutto e non si può fare un discorso di genere è peccato mortale.

C’è poi chi dice che in Sardegna non si parla mai di disoccupazione femminile ma non è così: la verità è che qua abbiamo tutte un lavoro. Infatti veniamo sempre occupate in casa a fare da badanti/cameriere/assistenti gratuite, fa parte di quel famoso matriarcato di cui sopra. Se proprio dobbiamo parlare di occupazione meglio parlare di lavoro quello vero, quello tipo gli operai del Sulcis, i minatori, i cassintegrati, i pastori: noi donne non abbiamo bisogno di guadagnare e campare, noi in quanto portatrici di ovaie non abbiamo proprio diritto a lavorare.

Per fortuna dove non osano le lotte femministe c’è l’abbondanza delle istituzioni con le tavole rotonde, i flashmob, i convegni sulla parità nelle scuole, e tutto quell’universo di associazioni che organizzano perfino eventi contro il femminicidio, ma così per gioco eh, perchè in Sardegna grazie al matriarcato non esiste neanche la violenza di genere. E ce lo spiega bene questo video quanto in realtà nell’isola non abbiamo assolutamente bisogno di centri antiviolenza, come siano del tutto inutili e superflui.

E siccome la Sardegna è anche la Caienna d’Italia non poteva certo mancare un intervento delle istituzioni anche in questo senso con il dono di prodotti per il corpo alle detenute da parte di sottosegretarie neoelette e poliziotte, salvo poi interrompere programmi rieducativi per detenuti sex offender per festeggiare meglio la giornata.

E’ proprio un’isola felice, la nostra, e mi dispiace per voi che ve ne siete andate in giro a portare messaggi di autodeterminazione nelle strade, nelle piazze, con cartelli, striscioni, megafoni, con il vostro esempio, il vostro corpo, la vostra voce, il vostro pensiero.

Poverette, mi fate quasi pena.

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