Quando ti ritrovi a quel punto lì nella graduatoria non ti resta poi molto da fare. Del resto i posti erano 10, per un anno, certo, ma sempre meglio che lavorare a nero, meglio che non fare niente, meglio di 3 mesi (quando va bene) sottopagati, o due settimane aggratis e poi si vedrà, che a paragone i tempi del precariato erano un vero idillio.
Quella gente con un bel lavoro che si incazza con chi si fa sfruttare la sbatteresti volentieri 306esima in una graduatoria a fissare inebetita il tizio del centro dell’impiego che accompagna un suo conoscente “guarda, sei terzo” gli dice, e gli fa l’occhiolino, e tu lì davanti a fissare loro, il tuo numero 306 e il numero 3 di quello lì che è fortunato perchè conosce la persona giusta nel posto giusto. Scene così ti capitano spesso del resto, ed è tanto normale che quasi ci hai fatto l’abitudine.
Come ogni volta che presenti una domanda in uno di questi fottutissimi centri “ma lei non è iscritta qui, non posso accettare la sua candidatura”, e non sai se spaccare la faccia all’impiegato o cambiare residenza ogni volta per farti accettare una cazzo di domanda dimmerda. E avanti così, e passano i mesi, e passano gli anni.
Poi leggi i titoli dei giornali sulla disoccupazione e ti viene da ridere davanti a quelle strane scoperte su gente che il lavoro manco lo cerca più, oddio che scandalo pensare che hanno perfino rinunciato, come sarà stato possibile, mah. Il tempo di voltare pagina e poi ridere di nuovo davanti ai titoli quasi offesi, indignati, patetici, su chi si ammazza perchè è stato licenziato.
“Non è una questione di classe”, ti senti ripetere spesso, e infatti hanno ragione, è una questione di graduatorie, e di solito tu sei 306esima, o 500esima, o 1000esima. Non hai titoli, non hai esperienza, oppure sei qualificata diversamente, e ci vuole la foto, e non hai succhiato il cazzo, e le faremo sapere. C’è sempre una miriade di scuse pronte in questo gioco al ribasso in una marea di schiavi pronti a qualunque cosa pur di riuscire a campare, perchè di questo si tratta, di sopravvivere.
Ma l’importante è la salute, c’è un sacco di gente nella tua situazione, mal comune mezzo gaudio, cose così. E poi c’è l’amica, il parente, il conoscente, tutta quella gente da subire e che ne sa sempre più di te, che ti invita a fare questo e quello, a intrallazzare, a leccare il culo alle persone giuste, a sgomitare “eh, sei tu che non sei capace, peggio per te”: sono sempre lì, pronti a consigliarti su come accorciare quella graduatoria e risalirla, costi quel che costi, e arrivare tra i primi 10. Dieci fortunati miserabili, che per un anno avranno uno stipendio fisso per fare le pulizie.
Storia della mia vita sorella.
Grazie per questo blog.
Eh sì, un gran culo proprio 😀
Un bacio grande, cara
sei 306esima? si vede che sei sfigata: la mi figliola è 301esima, che culo!
bacio