Che ci fossero femminicidi di serie A e di serie B e che la violenza maschile sulle donne non fosse sempre ugualmante condannabile per l’opinione pubblica non avevo dubbi.
Ne parlava Isoke Aikpitanyi qui, e la differenza tra femminicidi compiuti su donne bianche, conteggiati e enfatizzati talvolta fino al parossismo, fanno purtroppo da contraltare alla mancanza di notizie sui femminicidi di donne nere, spesso prostitute o considerate immigrate clandestine: il più delle volte nemmeno un trafiletto sui giornali. Tutt’altra musica invece se una giovane donna italiana viene stuprata o uccisa da un uomo non italiano: c’è gente che per aver gonfiato ben bene i femminicidi compiuti da stranieri si è trovata eletta e benedetta e adesso occupa poltrone seduta bella larga.
E così, anche in Sardegna ieri c’è stato un femminicidio, ma un femminicidio così così, un femminicidio piccolo, banale, insignificante, un femminicidio che non vale la pena di interrogarsi, di conteggiarlo, di indignarsi sul socialnet, di farci le trasmissioni in televisione. Lei aveva 87 anni, l’assassino ne ha 90, ha pure cercato di ammazzarsi lui, povero vecchio, è tanto un uomo mite, dicono i giornalai. Subito i domiciliari per questo marito assassino, che volete che sia. Magari c’aveva pure l’alzheimer, che ne so, tanto quando hai queste patologie le famose “istituzioni” non ci sono mica, è una roba di famiglia la malattia, e pure il femminicidio quando ci scappa.
E la notizia resta lì, confinata nel quotidiano locale anche oggi, non si sentono reazioni né strilli di femministe né conteggi né cifre sparate a muzzo. Non è un paese per vecchi, questo, per vecchie meno che mai. Quanto vale la vita di una donna di quasi novant’anni per i media direi nulla, quanto vale per i lettori o telespettatori meno di zero. E’ solo a me che rode come un tarlo, è solo che tutto questo mi lascia smarrita e confusa; io che coi vecchi e in mezzo ai vecchi ci vivo non riesco a sopportare questo assordante silenzio.