Dall’altra parte di questo mare continuano le lotte, le rivolte, le rivoluzioni. Questa primavera sembra non voler finire mai per chi insegue i propri sogni, spera in un futuro migliore, muore per la libertà.
Qui ancora pieno inverno per qualcosa che non vuole saperne di sbocciare ed esplodere, per il continuo e ininterrotto susseguirsi di analisi, giudizi, ipotesi, congetture, teorie. E sono teste che vengono scosse o alzate di spalle piene di cinismo nei confronti di eventi che non riusciamo a comprendere, di situazioni che non viviamo più da troppo tempo e di cui ci sfugge la complessità.
Complice il benessere che ottunde il cervello, la nostra evidente quanto ridicola carità da colonialisti, il nostro sentirci tutti intellettuali da tastiera con la pancia piena.
Il web non ci ha aiutato, anzi ha peggiorato le cose, allargato l’abisso, segnato il ritorno ad un mondo sconosciuto e non navigabile: ormai anche la cronaca nuda dei fatti diventa scivolosa e mancante di senso, abituati ad apprendere le notizie dai nostri siti o blog di riferimento, sempre filtrate da qualcun altro, sempre inframmezzate, incomplete e spesso strumentalizzate, di certo già gonfie delle idee di chi le ha manipolate in precedenza.
Andare a leggere, guardare, osservare cosa scrivono, che dicono coloro che agiscono al di là del mare costa troppa fatica: ascoltare le loro voci in una lingua differente, vedere i loro volti pieni di speranza e rabbia e il loro sangue, tanto sangue versato per un ideale, non è roba per noi.
Molto meglio imbastire teorie che incasellino l’universo inconoscibile nella griglia della nostra mente e ci facciano sentire sicuri, superiori, certi della nostra visione delle cose. Molto meglio credere che quelle migliaia di persone in piazza Tahrir siano tutti figuranti pagati dalla Nato piuttosto che ritenerle persone come noi.
Abbiamo perso la capacità di ascoltare ma ciò che mi preoccupa ancora di più è che abbiamo perso anche la capacità di sentire, provare empatia, riconoscere in quel desiderio di libertà che prova l’altro lo stesso sentimento che proviamo noi ed infiammarci per questo.
Per tutti l’unica via percorribile sembra ormai essere quella dell’autocelebrazione attraverso le analisi, le tesi e le scansioni dall’esterno. Per tutti o quasi.
Ma come? Niente Mompracem e niente Tremal-Naik? Il mio immaginario infantile salgariano è rimasto deluso per l’ennesima volta 🙁
Praticamente hai fatto il viaggio che avrei fatto anch’io (o quasi) e questo è un male.
Comunque bentornato nell’Italia di Berluscò che è simile alla Francia di Sarkò…senza di te morivo di noia.”No Matt no party”
Ciao JO
Sono stato in un posto militarizzato dove uomini in divisa mimetica con fucile automatico a tracolla a gruppi di tre vigilano luoghi di massimo accesso turistico.
Dove colonne di furgoni di polizia a sirene spiegate tagliano il traffico ogni mezz’ora. Dove la gente pur parlando male inglese si danna l’esistenza a darti le indicazioni stradali.
Un luogo pieno di giovani, bei ragazzi (e soprattutto ragazze), di tutte le razze e tutti i colori. Dove il servizio d’ordine agli aeroporti ed ai musei è fatto quasi esclusivamente di gente di colore.
Dove i musei sono il luogo in cui bambini e studenti fanno da padroni.
Dove i negozi di libri occupano 2 palazzi e 5 piani.
Un luogo dove il maggio del ‘ 68 nacque la contestazione studentesca e ancor prima a più riprese si scannaro i re, poi comunardi, rivoluzionari e controrivoluzionari.
Un luogo pieno di contraddizioni di nome Parigi…
Speravi di meglio eh? 😉
Ciao Matt, benvenuto nel mio blog 🙂
Dimmi che il viaggio è andato bene e che sei stato in un posto con gli insetti giganti quanto una mano in Borneo-style (anche se non è vero), di meno non posso concederti..
Forse noi femministe sì 🙂
E mi riferisco al “generale” e non al particolare. La mia, la nostra famiglia virtuale invece lo fa molto molto poco o quantomeno si sforza di ascoltare, tradurre, capire dalla viva voce..e come si infiamma, quanto ci infiammiamo tutte noi! In parole povere: mi manchi Ledilò. Un bacio
auto-celebrazione di auto-celebrolesità
ciao JO!
🙂
C’hai ragione cara..
ma ti provoco 😀
non lo facciamo forse anche noi femministe? Sempre ad analizzare, cercare, tentare di capire qualsiasi cosa dietro ad un piccì… no?