La normalità sessuale non esiste

Essendomi concessa un breve viaggio ed una parentesi dalla solita routine sono incappata del tutto accidentalmente in un breve ed interessantissimo testo a cura del Circolo Pink di Verona. Il titolo del libro è “Le ragioni di un silenzio-la persecuzione degli omosessuali durante il nazismo e il fascismo”.

Mi capita spesso di incontrare per caso dei libri anche se il fattore “casualità” è sempre in qualche modo diretto e mosso dai propri personali interessi: difatti seguendo il filo della memoria e degli olocausti dimenticati e/o rimossi dalla storia ho continuato ad approfondire il discorso con la visione di Paragrafh 175, docufilm (si dice così adesso, docu-film..) di cui raccomando assolutamente la visione per avere almeno una vaga idea della persecuzione subita da gay e lesbiche nell’Europa nazifascista.

Non è sufficiente assumere come simbolo di “orgoglio” il triangolo rosa (invenzione destinata agli omosessuali nei campi di concentramento) per comprendere le ragioni di un silenzio e di una rimozione: ascoltare la viva voce dei perseguitati, leggere le testimonianze degli internati e cercare di capire i perchè di questo negazionismo ufficiale è certamente un’esperienza meno impersonale rispetto all’assunzione di concetti ideali.

Tornando al libro invece e scorrendo questo testo così agile e leggibile mi è ritornata in mente una discussione di qualche tempo fa in rete sul concetto di normalità in ambito sessuale dove per normalità si intende comunemente l’attenersi alla regola che segue la maggioranza delle persone mentre viceversa ciò che esula dal comportamento maggioritario viene definito “fuori norma”, strano, inusuale, insolito, ecc.

Ebbene, è proprio su questa dicotomia e su questa falsariga che si muovono ed agiscono i totalitarismi in generale e le sovrastrutture: con ciò intendo non solo lo Stato ma tutti i sistemi di controllo sociale che si basano sulla normalizzazione della sessualità (la religione di massa, ad esempio).

L’attinenza e la conformità ad uno stereotipo (il comune modello etero e fecondante) permette infatti ai sistemi sociali di disciplinare e organizzare gli individui e di controllare una materia così caotica ed informe come la sessualità.

Il concetto di normalità sessuale assunto e propagandato dall’alto per irreggimentare le persone è in realtà un concetto totalmente fasullo, arbitrario ed artificiale, del tutto assente in natura oppure fortemente minoritario o ancora destinato alla sola riproduzione: nel regno animale infatti l’adattabilità e la possibilità di avere una sessualità multiforme sono caratteristiche assolutamente necessarie per la sopravvivenza delle specie e più in generale della vita sulla terra.

Qualunque intenzione moralizzatrice o eteronormativa esercitata dagli umani sugli esseri animali è impossibile da agire: la naturalità dei comportamenti sessuali infatti è totalmente esente da sovrastrutture artificiali.

E’ al contrario proprio questo tipo di azione ideale (morale) del tutto peculiare dell’essere umano a produrre nelle nostre società un’insieme di regole in cui incasellare e stereotipare i ruoli e gli atteggiamenti erotici creando non solo una mancata naturalità ma anche disagi, patologie, devianze e conflitti all’interno delle comunità umane e nei singoli.

Affermo ciò in tempi di massima libertà, profondamente conscia di un’eventuale ciclicità storica e del fatto che un giorno (spero ancora molto lontano) potremmo assistere nuovamente alla chiusura dei tabarin e dei circoli omosessuali, al confino, alla diffida, all’ammonizione se non addirittura alla deportazione delle persone considerate “diverse” in quanto non eteronormative.

E sostengo a gran voce che la normalità sessuale non esiste proprio in virtù del fatto che viviamo quotidianamente, quantomeno nei paesi cosiddetti “avanzati”, una grande emancipazione mentre assistiamo continuamente a numerosi tentativi di circoscrivere questa libertà da parte delle sovrastrutture a cui facevo riferimento.

Così come per i libri “incontrati per caso” in questi giorni di viaggio ho avuto a che fare con persone reali che in un mondo sessualmente stereotipato esulano da questo concetto di normalità nella maniera più totale.

Mi capita sempre più spesso infatti di conoscere coppie etero, i classici “fidanzati in casa”, perfettamente inseriti in contesti sociali e lavorativi con “tanti progetti per il futuro” ecc.

Ebbene, molti di loro sono bisessuali, praticano bondage o addirittura sado-maso quotidianamente, si scambiano i ruoli, vivono in una “coppia aperta” ad altre esperienze ed altre persone, acquistano giocattoli erotici e giocano in maniera naturale con la propria sessualità nell’idea che la loro vita intima sia una strada da percorrere e non una regola da seguire.

Ho potuto inoltre notare che nei posti e negli ambienti dove vi è una maggiore tolleranza il concetto di “normalità sessuale” è invece totalmente rovesciato rispetto al modo comune con cui l’ho abbiamo inteso fino ad adesso: proprio in questi giorni mi è capitato di fare una visita ad un sexyshop con una ragazza conosciuta la sera precedente e di ascoltare racconti molto diretti da parte di sconosciuti sulla deviazione dalla morale sessuale comune intendendo ciò come norma e non come eccezione.

La strada naturale tracciata dai propri impulsi sessuali in queste coppie è non solo molto più aderente al concetto di piacere ma anche totalmente priva di connotazioni sia morali che eteronormative fondate sulla capacità di procreazione dei due generi maschile-femminile.

L’idea che esista una normalità sessuale è un’utopia: se vogliamo stigmatizzarla nel matrimonio dove al genere corrispondente il sesso e fondarla sul principio generativo dobbiamo essere coscienti di stare compiendo un’operazione che tralascia completamente sia tutti gli aspetti psichici della specie umana sia tutta la parte istintiva della sessualità.

Inoltre proporre una norma da seguire è non solo un’azione fasulla ma anche altamente rischiosa e possibile fonte di discriminazione nei confronti di tutto ciò che si muove oltre questa regola.

Anche in momenti storici di grande tolleranza è avvenuto questo: la massima libertà che vivevano i gay e le lesbiche tedesche prima dell’avvento del nazifascismo non ha evitato la pesecuzione nei loro confronti. Eppure la Germania in quegli anni veniva considerata “il paradiso degli omosessuali”.

Difendere e diffondere modelli differenti che tengano conto della complessità della sessualità umana è necessario: tenere sempre alta la guardia contro chi impone una norma da seguire anche in tempi non sospetti è un dovere affinchè ciò che è successo non accada mai più.

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