Mi ha fatto un enorme piacere leggere questo post di Retroguard1a e questo di Ladylosca, non solo per i ricordi (non troppo lontani) che hanno potuto ridestare in me ma soprattutto per la bellezza di leggere ancora una volta, mentre il mondo attorno a me avvizzisce e decade (oggi fase buddhista), la freschezza di certe emozioni e l’universo di sensazioni che accompagna la lotta e il desiderio di cambiare le cose.
Tutto questo mio godimento è dovuto al fatto che il web, la tv e i mass media in generale caldeggiano invece costantemente merda spacciata per oro, consigli e saggezza immensa di gente che non frequenta più l’università da tempo immemore, oppure la frequenta ma non va ad occuparla per snobismo ossia perchè ha il terrore di buttarsi nella mischia e confrontarsi sul serio, gente vecchia a livello anagrafico ma più spesso a livello mentale, immersa nel sistema produci-consuma-crepa che non ha tempo da perdere con questi “strumentalizzati”, “che non hanno voglia di studiare” e “vogliono farsi solo qualche giorno di vacanza in più”.
Ovunque, come è costume in questo Paese, spunta il genio che ha capito tutto, che dà degli imbecilli o degli ignoranti a 400.000 persone in piazza, per intenderci quello che io-avrei-scioperato-per-ben-altro o quello che gli-scontri/occupazioni/blocco della didattica-non-sono-il-modo-giusto (mentre stare seduti sul divano a guardare la tv lo è certamente).
In tutto ciò ovviamente il novello Einstein non si può esimere dal riproporre per l’ennesima volta la ormai biblica citazione pasoliniana sul proletariato dei poliziotti oppure l’opinione di Peppino Impastato sul carattere omologante della cultura di ateneo, tutte idee bellissime per carità, ma magari UN PO’ datate.
Dei ragazzi e delle ragazze che scendono in piazza oggi contro il ddl Gelmini non vi era neanche il minimo sentore in quei tempi bui senza pleistescion e amicidimaria, non vi era probabilmente neanche la traccia dell’ovulo e dello spermatozoo che li avrebbe generati: 35 anni sono tanti e nel frattempo accadono troppe cose, ad esempio il 3+2 all’università che la mia generazione di ultratrentenni ha accolto senza battere ciglio con il sorriso oppiaceo sulle labbra.
In questi giorni mi è persino capitato di leggere articoli che volevano essere di seria critica al movimento studentesco ma finivano col diventare comici (consiglio su tutti questo esilarante delirio) o con l’avere effetti grotteschi e fuori luogo.
Insomma, si sono scatenati tutti in piena libertà, come la famosa democrazia alla Maurizio Costanzo ci ha insegnato (tutti possono dire quello che vogliono e poi fare la passerella) e come di logica la noia ha regnato sovrana su tutte le ovvietà che si potevano tirare fuori (e sono state tante).
Resta il fatto che mezzo milione di persone non sono proprio uno scherzetto, che gli studenti, i ricercatori e i dottorandi sono teste pensanti quanto o più di quella del criticone, quindi potrebbe valere che i discorsi che ti sei fatto anche tu, o genio che straparli, sui baroni o sull’opportunità di comprare tale libro anziché fotocopiarne un altro o sulla necessità di studiare tale esame di tot crediti così anziché cosà, col contenuto X anziché col contenuto Y o sull’utilità del pezzo di carta possano magari averli fatti anche loro senza l’aiuto dei neuroni di nessuno.
Oltretutto chi scende in piazza oggi ha una ragione in più (oltre al fatto di non essere rimasto con le mani in mano) rispetto al Leonardo da Vinci di turno e cioè l’età, la voglia di costruire un futuro che probabilmente lo scopritore dell’acqua calda chiama invece “passato” e per cui prova solo invidia e rimpianti.
Quando eravamo bambine io e mia sorella, per far capire che l’altra sbagliava su tutta la linea e che doveva appellarsi al buon senso usavamo il solito paragone dell’orologio: “Ma se il tuo orologio fa le 7 e mezza e quello degli altri, di tutti gli altri, invece fa le 8 e mezza tu cosa pensi? Che è il tuo orologio quello sbagliato o quello degli altri?”
Ecco, ogni tanto riconoscere con umiltà che si è rimasti indietro rispetto ai tempi e ai giovani che ci hanno succeduto e stanno facendo ciò che avremmo dovuto fare noi poveri pusillanimi è un buon esercizio.
Anche prendere posizione e decidere ogni tanto di tentare di capire le ragioni del “popolo” anziché stare sempre a sputargli addosso dandogli del qualunquista è un ottimo allenamento per comprendere che, come sostiene la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1793, “una generazione non può assoggettare alle sue leggi le generazioni future” e farsi infine una ragione che il nostro tempo è scaduto.
Per fortuna.
Ma grazie.
Veramente.
Corro a leggere ciò che dice Retroguard1a.
Un abbraccio.
LL