Forse voi non lo sapete ma esistono anarchici che vanno al mare.
Anzi no, mi correggo.
Forse voi non lo sapete ma esistono anarchici che HANNO LA CASA al mare.
Ebbene sì, e spesso sono proprio quelli e quelle che lavorano e producono e ingrassano lo Stato e tante belle amenità e poi sono i primi che ti fanno la testa a brodo con tanti bei discorsi contro questo e contro quello, stanno sempre in prima linea quando c’è da cianciare ma poi, quando c’è da fare qualcosa insieme, cazz, non ci sono mai. Non è incredibile?
Questo tipo di anarchici teme il lavoro fisico, la fatica e l’impegno come la peste bubbonica; se ne tengono costantemente alla larga preferendo tronfi paroloni e belle teorie con cui ti ci pulisci amabilmente il culo.
Per questo motivo e visto che tra anarchici il discorso di CLASSE è decisamente snobbato a favore di una miriade di altre cazzate senza capo né coda io mi schiero a favore dell’anarchico sfigato, sfruttato, sottopagato o disoccupato che quando le finanze e gli impegni glielo permettono si fa il culo a tarallo silenziosamente, in maniera spesso umile e defilata.
Ebbene, è a questa tipologia di persone che mi rivolgo con i miei soliti consigli dimmerda su come passare queste vacanze, vacanze per gli altri però, perchè mi sa che non tutti possono permettersele.
– Fare le cose che fate di solito tra voi collaborando come sempre, dal curare l’orto (collettivo oppure no) al progettare grossi lavori insieme, gettando basi per un futuro che sperate sia meno schifoso per voi e per i compagni e le compagne che condividono il vostro destino. Tutto è ben accetto, dalla noiosa riunione al guerrilla gardening, dal dipingere un muro all’aprire uno spazio sociale. Avrete alti e bassi furiosi e la disperazione sarà sempre dietro l’angolo ma l’importante sarà la maggior condivisione possibile delle vostre reciproche sfighe, perchè non c’è cosa peggiore di uno che ti ascolta, fa anche finta di capirti e poi vive la sua vita come il peggior borghese.
– Andare in vacanza come tutti gli altri vivendo di furti alle banche e di scippi alle vecchiette, sputtanandovi i soldi in stupidi baccanali, alcolizzandovi malamente e alienandovi le simpatie della società intera di cui non vi potrebbe fregare di meno. L’esperienza potrebbe essere esaltante inizialmente ma poi il rancore potrebbe tornare, acceso, vivo, bruciante, e potreste non essere in grado di controllarlo e dominarlo. Del resto, da un’esperienza di un nulla più totale non si può tornare indietro tanto facilmente, quindi pensateci bene prima di diventare degli squallidi nichilisti o di assomigliare a degli elettori del PDL, e alla fine fate un po’ come vi pare.
– Frequentare le periferie e le persone considerate borderline del posto in cui vivete e sentirvi molto a vostro agio. Sono ben accetti zingare, migranti, pazzi, prostituti, alcolizzate, stronzi, ladri, galeotti, drogate, povere, barboni, fallite, tutta quella gente considerata dimmerda che non produce il famoso benessere, spesso si ammazzerebbe per due lire e ha una visione della vita e del sistema molto più realistica di tanti vostri compagni e compagne, che guardacaso, si tengono alla larga pure da loro. Di solito da questo tipo di esperienze se ne esce arricchiti e con un sacco di amicizie durature da non presentare MAI ai genitori ma di cui invece potrete vantarvi con i vostri nipotini.
– Andare a casa dei vostri compagni benestanti quando non ci sono, sì avete capito bene, la famosa casa al mare, e decidere di fargli mancare il terreno sotto i piedi attentando ai loro beni. Una volta introdotti nella casa compiere azioni deplorevoli e/o dannose che non starò qui ad elencare, basta usare un po’ la fantasia, è ben accetta l’oscenità scritta sul muro come cagare nel centrotavola o sfasciargli l’intero ambaradan. Ovviamente compiere questo tipo di azioni è del tutto illegale e sarete perseguiti penalmente: sta a voi decidere se valga la pena rischiare il carcere per il gusto di trovarvi davanti il malcapitato o la malcapitata che vi racconteranno tristemente l’accaduto mentre voi gli riderete clamorosamente in faccia.
– Evitare questi compagni e/o compagne tanto borghesi, evitare di incontrarli, di parlarci, di farvi il fegato amaro nel sentire i loro vuoti discorsi non solo per il periodo estivo in cui andranno nella loro fottutissima casa al mare, ma per sempre. Eliminarli dalla vostra vita, avere il coraggio di dire NO e tirare avanti senza di loro.
Perchè forse voi non lo sapete, ma la vostra strada non è la loro e non lo sarà mai.
*Questo post è dedicato ad almeno tre persone. La canzone l’avevo già messa ma la rimetto. Forse voi non lo sapete ma sticazzi.
Ohi Minerva cara ma come stai? Forse è colpa mia che sto sempre a sottolineare l’incoerenza altrui, forse no, so solo che ad un certo punto di questa ipocrisia non se ne può più! 😀
Azz, e io che invece mi spacco in città sopravvivendo molto malamente e che appena posso – in dimensione di reciproco baratto con quando loro vengono su per concerti e li ospito – vado al mare dai compagni che ci vivono e do una mano al paio di centri sociali che hanno messo su lì? 😀
Hai ragione, comunque: vedo anche io enorme incoerenza su tante cose (per lo più nel rapporto tra io pubblico e io privato di molti), e mi fa dannatamente male 🙁 Perché, da dura che s’è pagata e si paga tutto, detesto quest’ipocrisia e questa doppiezza di gente che poi ancora parla, insegna, e fa il leader della situazione.
Ciao a te carissima. Come sto? Nel mio caso si tratta sempre della famosa domanda da cento milioni. Sto che sono vivo, e questo è già parecchio. Diciamo che non lavoro alle poste, mettiamola così. A dire il vero, non saprei nemmeno che cazzo farci alle poste, ho l’allergia allo Stato in ogni sua forma ma credo che anche lo Stato sia piuttosto allergico al sottoscritto.
Quanto agli anarchici delle poste, o “anarcostatali” in ogni salsa, devi sapere che alcuni dicono pure di starci dentro “per essere presenti all’interno del sistema”. Questa è una cosa che ha sempre rischiato di farmi scoppiare dalle risate, altro che infarto. Dai computer aziendali, cioè statali, postano quotidianamente sui loro blog e su facebook profonde disquisizioni sulla guerra di Spagna, su Keynes, su canzoni e canzoncine, e sul cinema. Non esiste anarchico delle poste senza cinema. Altra loro specialità sono le tirate sulla “vera amicizia”, sulla “condivisione” e su quel che è stato e non c’è più. Poi, come dici giustamente tu, al momento di fare qualcosa se ne stanno belli rintanati con le loro pischelline adoranti. Ma forse è del tutto inutile parlarne, si fottano il culo loro e la loro “anarchia” di merda, e le loro “generazioni”. Preferisco, e di gran lunga, essere felice sapendo che da qualche parte c’è gente come te, zietta. Un abbraccio fuori dagli schemi e fuori dal tempo.
Ciao Riccardo, come stai? 🙂
Rileggendo il post mi è venuto in mente un tuo post (di cui non ricordo il titolo) dove citavi per l’appunto taluni soggetti piuttosto ipocriti che straparlano di rivoluzione, di non voto, di cazzi e mazzi, ma poi lavorano alle poste. Che poi, “il posto alle poste” io lo vorrei pure, tanto per averci un’entrata fissa, però forse sceglierei anche di stare un po’ più defilata politicamente parlando, ma si sa che la coerenza è una gran brutta cosa. “Il posto alle poste” non so quanto possa consentire il farsi la casa al mare, sicuramente di essere un po’ meno finti rivoluzionari sì, diciamolo, un po’ meno Bakunins e Emme Goldmans de noartri che poi gira e gira scopri che sono i peggiori borghesi in circolazione. Ti abbraccio forte, Jo
Ciao zietta, mi hai fatto brillare gli occhi. Sul serio….
Ti ringrazio, ciao cara!
sì, dai: era una battuta 😉
Il post mi piace 🙂
Anna, ovviamente no 🙂
Io vivo in Sardegna e molte persone abitano sulle coste come puoi immaginare. Il senso del mio post ovviamente non era quello.
Grazie, baci sparsi :****
Vivo a Ladispoli (non in vacanza, ci vivo proprio), perché una casa a Roma non me la posso permettere: c’è il mare. È un problema? 🙂
direi che un applauso ci sta tutto 😀