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Michele Schirru: A Pittsfield, Massachusetts, nell’aprile del 1921, fui aggredito e pugnalato da un emissario del prete italiano del luogo, e fui ferito ad una spalla ed al fianco sinistro. Il mio assalitore fu ferito da una palla di rivoltella ad un piede. Io venni arrestato e accusato di tentato omicidio. Liberato sotto cauzione di trecento dollari, evitai il processo assentandomi. Compresi allora che, ovunque vadano, gli anarchici sono messi all’indice e perseguitati senza scrupoli. Io, aggredito, ero l’accusato. Il mio aggressore era l’accusatore. la giustizia dello stato è uguale in tutti i paesi.

Dipartimento di Stato: Nell’aprile del 1921 lo Schirru fu imputato di essersi associato a un gruppo di presunti anarchici italiani di Pittsfield i quali tentavano di turbare i servizi religiosi tenuti nella chiesa cattolica romana di Monte Carmelo il 19 aprile 1921. Egli è imputato di aver levato insieme ad altri, durante i servizi, il grido “viva il comunismo” e “viva i soviet” cantando l’inno dell’Internazionale. Nel disordine e nella collutazione che immediatamente ne seguì, due uomini furono uccisi e quattro feriti. Lo Schirru fu arrestato con altri ed imputato di disturbo di pubblica cerimonia religiosa, aggressione seguita da omicidi e disturbo della quiete. Egli si proclamò innocente. Fu deferito alla giuria, che non emise atto d’accusa.

tratto da “L’anarchico Schirru – L’uomo giustiziato per aver pensato di uccidere Mussolini” di Giuseppe Fiori

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