Per tutte le bozze che non ho pubblicato, per i miei neurotrasmettitori votati al martirio, per il caldo d’inferno che ti porta ad usare da sola anche un tagliacapelli di fortuna. Per le ferie da disoccupata che sembrano non finire mai.
Per quelle che in vacanza (miracolosamente pagata da altri) ci vanno pure di malavoglia e se capita di sedere al ristorante stanno come se avessero il culo sulle spine per ritrovarsi dopo una settimana ad aver fatto amicizia con la cameriera, una tizia sfigata quanto te che percepisce 1000 euro in piena stagione facendosi il mazzo 12 ore al giorno senza mai un giorno di riposo e sborsando 250 euri di affitto.
Perchè tu la capisci, oh sì che vi intendete al volo. Oh che bei ricordi. In modo che il cervello non se ne vada a riposo e tu possa continuare ad arrovellarti mentre gli altri intorno a te giocano a racchettoni.
Per quei signori ricchi e ammogliati che non la smettono proprio di sbavarti addosso pur sentendo il tuo chiaro disprezzo e per le “tzie” che venderebbero qualunque cosa ai turisti spacciandola come T.I.P.I.C.A. rubando e lucrando su tutto ciò che la nostra storia di poveri isolani ha da offrire.
Per quei turisti , tanti, troppi, che camminano su questo suolo e si bagnano in questo mare ma questa terra non la attraversano, e compiono l’unico grande rito di poter urlare al resto del consorzio umano con il telefono cellulare la loro presenza in Sardegna.
Per gli incendi, gli scioperi, la lentezza letargica che non si riesce a superare e i nuovi progetti che forse non dovevo cominciare.
Per la stanchezza mentale e per agosto che con il suo carico maturo alla fine ti vince e ti raccoglie, sfinita, con i fichi gocciolanti di miele e con le vespe arrabbiate. E la pelle che si squama e le giornate sempre più corte. E le lacrime e il sole gonfio all’orizzonte.
Così alla fine, anche se non vuoi, devi mollare la rigidità della presa accorgendoti di aver combattuto e perso un’inutile battaglia. Il tuo cervello, così, all’improvviso, cede e se ne va in vacanza dopo tanto lottare e dopo tante notti sulla graticola.
Senza che tu te ne accorga, proprio al limitare dell’estate.