Ancora censura sulla Sardegna

Ci tengo a dare un paio di notizie sulla Sardegna censurate dai media, premettendo che mi limiterò alla scarna cronaca dei fatti e che il mio non è un invito a fare una cosa piuttosto che un’altra: ognuno decida in libertà cosa più gli aggrada, io oltretutto non sono un prete, non ho preso i voti e non ho regole particolari da seguire. Amen.

C’è grande attesa per la manifestazione che si terrà domani 12 maggio a Cagliari: ha suscitato notevole scalpore (ma solo tra i telespettatori) la puntata di giovedì 5 maggio del programma Annozero con i servizi sulla situazione (dimmerda) dei pastori sardi, degli artigiani, degli operai e la diretta da Carbonia, nel Sulcis.

Dall’altra parte, nello studio, politicanti e giornalisti ammuffiti e imbalsamati che stavano lì a fare la controparte nel solito schemino televisivo “sapientoni vs. restodelmondo” si sono trovati invece a balbettare cazzate mentre disperazione e richieste d’aiuto entravano con la crudele purezza della realtà nelle case di milioni di italiani.

Ovviamente nei giorni successivi la maggior parte dei media nazionali ha evitato di toccare l’argomento come se fosse cacca fresca, troviamo vaghi accenni in qualche blog nel quale si tenta di analizzare la situazione al solito modo che conosciamo a memoria.

Io dal canto mio vorrei evitare di proporre una tesi personale sulla situazione visto che ho già riassunto in questo vecchio post la mia opinione sulle teorie e le analisi mentre gli avvenimenti sono in corso.

Mi limito ad affermare alcune cose essenziali: in primis che nonostante la questione del social network la Sardegna non assomiglia al Maghreb neanche lontanamente, soprattutto dal punto di vista della popolazione: in un territorio vastissimo (per estensione è la terza regione italiana e la seconda isola del Mediterraneo) siamo rimasti in 4 gatti, un milione  e mezzo per la precisione, di cui moltissimi soprattutto giovani, risultano residenti nell’isola ma studiano/lavorano fuori. [I motivi di questo spaventoso spopolamento li avevo già esposti qui].

In secondo luogo devo ricordare che la maggior parte del “popolo delle partite Iva” (i dimostranti si fanno chiamare così) chiede soprattutto il congelamento per un paio d’anni delle cartelle esattoriali di Equitalia, ha deciso di protestare per ora solo dentro il confine regionale e al momento non ha invitato al dissenso gli studenti ed i giovani, le categorie invece più colpite dalla crisi e dalla disoccupazione.

Inoltre come si evince chiaramente da questo video vengono espresse precise richieste d’aiuto rivolgendosi “ai governanti” e quindi ancora, per l’ennesima volta, allo Stato italiano.

Un’altra notiziola di poco conto totalmente bypassata dai media nazionali (avranno avuto da fare, magari si sono scordati, boh) è che domenica 15 e lunedì 16 in Sardegna si vota per il referendum consultivo popolare sul nucleare.

Infatti, oltre allo zoo dei candidati che ci siamo dovuti subire in alcune zone dell’isola in mezzo all’aria di rivolta e ai pollini delle piante in piena fioritura, non c’è stata nessuna campagna informativa sulla questione, tutta la trasmissione della notizia è stata lasciata interamente al passaparola.

Il quesito che verrà sottoposto è il seguente: “sei contrario all’installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?” Ne consegue che se si è contrari al nucleare la logica risposta a questa  domanda debba essere un SI’.

Infine un breve ragguaglio dall’Isola dei Cassintegrati: si trovano all’Asinara da 440 giorni, non hanno risolto nulla ma hanno un bellissimo blog sempre aggiornato sul dramma del lavoro in Sardegna.

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