Perchè non hai portato la gonna. Me lo chiedo per tutta una serie di motivi: il primo è che davvero avrei mimato un b-movie trash degli anni’70 con te nei panni di Edwige Fenech, un po’ altezzoso mentre accavalli le gambe e io ad imitare Pierino quando gli cade la penna e la raccoglie e nel frattempo ti guarda tra le gambe (pelose, le tue, questo sì). E poi se tu avessi avuto la gonna non ti avrebbero chiamato “uomo” così facilmente, quella parola che non ti definisce e che non ti piace, e tutta quella serie di conseguenze che sappiamo non si sarebbero verificate, perché i pregiudizi sono duri a morire anche tra le femministe.
Reduce. La parola giusta è “reduce”, la parola adatta a descrivere il mio stato di sopravvivenza al Feminist Blog Camp: sono una reduce felice e ancora un po’ incosciente che ha ancora tanto bisogno di metabolizzare gli eventi.
L’altra parola è “autogestione” e su questa ne avrei da dire, a partire da me e dai miei autoritarismi, perchè nel fare turno banchetto e turno cucina e poi di nuovo turno banchetto forse un po’ di autoritarismo c’è, nel non fidarsi dell’operato degli altri, nel sentirsi indispensabili e insostituibili e nel credere che se non lo fai tu non lo farà nessun altro. Magari prima si potrebbe chiedere in giro se a qualcuno/a va di sostituirti, magari ogni tanto si potrebbe accettare uno dei tanti aiuti offerti in totale umiltà e da me sdegnati (povera piccola donna autoritaria gnègnègnè).
La terza e ultima parola è “amicizia”, perchè ho avuto modo di rivedere degli amici che non vedevo da anni e ai quali sono molto legata e perchè, in altre situazioni, se non si ha il coraggio di dirla, di pronunciare questa parola, allora voglio farlo io senza troppe paure.
C’è stato qualcosa che non mi aspettavo in questo Feminist Blog Camp, qualcosa di molto differente dallo scoprirsi per la prima volta com’è accaduto l’anno scorso e quell’emozione mista a timore e meraviglia io stavolta non l’ho provata. Ho sentito invece il rinsaldarsi dei legami e la precisa, netta sensazione, che ci sia ancora tanta strada in comune da fare insieme a diverse persone che ho avuto modo di incontrare in questi giorni.
E onestamente ‘fanculo ai rapporti fluidi di Bauman, io a certa gente voglio proprio bene e lo voglio dire senza troppe remore, che cazzo me ne frega, del resto non mi pare che averlo messo per iscritto mi abbia causato lesioni permanenti e non sto neanche perdendo sangue, pensa un po’.
Questo non è un report, è una dichiarazione d’amore per chi ha occhi e orecchie e per chi vuole capire e sentire, sono una blogger umana e anarchica che dopo tanto stare insieme ha bisogno di tornare alla sua solitudine e al suo fottuto anonimato, cosciente che ci saranno altri momenti in cui scambiarsi linfa vitale.
Momenti veri e propri perchè il femminismo, quello vero, è là fuori e mi aspetta tutti i giorni e non è un vestito che puoi indossare per la migliore occasione, ma un modus vivendi, connaturato con te e con la tua vita. Un percorso che non puoi abbandonare o mettere da parte come ti pare, una lotta che porti avanti da sola più spesso di quanto si creda e che ha bisogno di questi momenti per confrontarsi, senza favorire una sintesi, per far emergere le ricchezze di mille punti di vista differenti che sono anche i tuoi.
Quindi sì, me ne torno al mio beato isolamento, però la prossima volta, davvero, ricordati di portare la gonna, per tutta una serie di motivi che.
P.S: Un grazie speciale a Riccardo Venturi per la sua splendida presenza.
Ti voglio bene Tesoro! Fanculo ai rapporti fluidi :***** anche io ti vengo a trovare.
Non so che scriverti, in realtà; o forse lo so benissimo, ma te lo dico in un altro modo. Grazie a te Zia Jo; e grazie per avermi visto in un momento che non ho lasciato trasparire troppo.
Un abbraccio. Ma forte!
ci dovrò scrivere un post su ‘sti rapporti fluidi di bauman. io ti vengo a trovare in sardegna. sappilo. 😀
ti adoro :***