La zia Jo si è sciroppata per intero un programma tv, le “Invasioni Barbariche” su La7 per l’appunto, con grande spirito di sacrificio e abnegazione. Difatti il primo ospite del talk show era il figlio col soprannome da pesce di un noto nazista, che con enorme difficoltà è riuscito a spiccicare una parola in un idioma a me familiare.
Dopo aver dato inutilmente spazio a questo beota travestito da imbecille e aver resistito (io) alla viscerale tentazione di lasciare il mio commento sul sito come facevano tutti (ché pare ne vada della loro vita se non scagazzano ovunque le loro impressioni) la trasmissione più radical chic della televisione italiana ha proseguito saltellando tra il nulla cosmico e una discussione sulla fecondazione eterologa con opinionisti assoldati per fare il contropelo all’ospite pidiellina di turno.
Il risultato di tutto ciò è stato il provocarmi quella precisa sensazione che si prova nel momento esatto in cui lo slip, che ad ogni movimento impercettibilmente ma inesorabilmente è scivolato dai glutei, si appallottola e si concentra con tutta la sua massa di tessuto esattamente lì, al centro della fenditura tra le chiappe.
Ma ecco arrivato il momento tanto atteso nonché il motivo che giustifica la mia missione: Benedetta Parodi in tutto il suo fulgido splendore“autrice del caso editoriale dell’anno”, come ci fa notare la conduttrice, ossia il libro di ricette che corrisponde al nome di “Cotto e mangiato”, ben 800.000 copie vendute di cacca fumante tratto da quel programma in onda su Merdaset dallo stesso titolo e registrato in casa della Parodi.
Noto un certo disprezzo della conduttrice nel descrivere l’ospite trattandola un po’ da massaia ignorante mentre le si dà al contempo la medaglia di “emblema della modernità”della cucina italiana: questo modo di sminuire e ridicolizzare una cosa seria mi ha sempre dato fastidio, quindi tenterò per un attimo di ignorare il contenuto della sterile discussione sui pisellini piuttosto che sulla lasagna e di concentrarmi su ciò che ho capito. Difatti “nonostante i gran bei libri”, come dice ancora la conduttrice con acrimonia, al Salone del Libro la finta casalinga disperata è stata l’apoteosi del cattivo gusto, emblema di anti-modernità oltre che di un paese alla deriva anche e soprattutto da un punto vista culturale, per non parlare di quello gastronomico.
Non essendo una gran cuoca posso solo immaginare cosa abbia spinto 800.000 pirla a comprare il libro della soggetta in questione piuttosto che tanti altri libri di cucina che vengono editi tutti i giorni: la televisione e la pubblicità ossessiva in essa contenuta sono ormai il perno dell’intera società italiana, la bacchetta magica che fa fare alle masse qualunque cosa. Mentre cosa possa aver spinto tanta gente ad acquistare questo libro piuttosto che un altro, magari un libro di racconti o d’amore o un bel giallo, beh, questo non solo posso immaginarlo ma lo so per certo. Quest’estate infatti, mentre ritornavo dal mare con delle amiche sono capitata per caso in un autogrill e mi è stato impossibile non notare quel ricettario: aveva a disposizione molto più spazio rispetto agli altri, ben 2 piani di scaffale; mentre gli altri testi commerciali, inclusi i pipponi fantasy e le saghe dei thriller statunitensi erano posti non solo in una posizione meno evidente ma avevano a disposizione poche copie per ognuno, se non addirittura una sola copia.
Eppure a questi ospiti esaltati del talk show non sfugge una parola sul fatto che sia stato il SISTEMA a far vendere questo libro piuttosto che un altro, a renderci tutti interessati alla cucina dall’oggi al domani invece che all’apicoltura o all’antica e nobile arte dello sturare i lavandini e che la persona che si trova lì a risultare carina nel suo ruolo da brava donna di casa e ricevere disprezzo ed elogi sia in realtà una parte integrante del sistema, una sua componente essenziale e probabilmente una testa non solo pensante ma anche molto dotata di un grandissimo istinto per gli affari. Ogni copia del libro costa infatti 8 euri, proviamo a fare una semplice moltiplicazione per capire quanti soldi sono entrati con pochissimo sforzo, dopo un accurato lavaggio del cervello seguito ad anni di addestramento mediatico con la trasmissione tv, nelle tasche del SISTEMA, continuando tranquillamente a diffondere l’idea della rassicurante cuciniera stereotipata e occultando la famelica donna d’affari. Una donna che foraggia e finanzia un establishment basato sull’appiattimento non solo del gusto ma dell’intero livello culturale di un Paese costringendoti a comprare un inutile libro di ricette la trovo altrettanto svenduta e schiava del potere quanto una donna che vende il proprio corpo come fosse carne da macello sugli schermi tv. Entrambe le cose infatti, nonostante un’ apparente dignità della Parodi che io non riesco proprio a riconoscere, mirano infatti al mantenimento di un sistema non solo vecchio e sorpassato come le mutande di lana di mia nonna (patinandolo con pretese di “modernità”) ma anche all’ arricchimento dei soliti papponi e a discapito di quelle persone prive di risorse e di strumenti culturali che fanno sì che si possa avere la capacità di scelta e la libertà di esercitarla a proprio beneficio. Eppure, continuando a guardare la tv ed ascoltando i discorsi di questi ospiti che continuano a dissertare di pomodori così o pomì e di involtini alla coca-cola, tra una battutina al veleno e la squallida supponenza di chi si sente moralmente e culturalmente superiore alla massaia Parodi ecco che lo sport nazionale del nascondere la merda sotto il tappeto parlando di cose senza senso viene ancora una volta praticato da questo ciarpame che osa definirsi “opposizione”. Come si possa pensare poi di fare opposizione facendo i radical chic e continuando a ridere, sminuire e minimizzare un fatto che non solo non si vuole vedere per ciò che è ma che si nasconde tra lazzi e toccatine di gomito dando così il massimo appoggio e praticando quella cosa che a casa mia si chiama OMERTA’…beh, proprio non lo so!
Alla fine, ti ci costringono loro a spegnere la tv. E ti costringono anche a mandarli affanculo.